Covid-19: il D.P.C.M. 17 maggio 2020 n. 126 detta le regole per ricominciare, ma lo sport resta inevitabilmente al palo di linee guida non emanate e costi insostenibili

Con l’attesissimo D.P.C.M. 17 maggio 2020 n. 126, firmato poche ore fa dal Presidente del Consiglio e in attesa di pubblicazione [aggiornamento 18 maggio 2020: rendiamo disponibile il medesimo D.P.C.M. nella versione pubblicata nella notte del 17 maggio in Gazzetta Ufficiale n. 126], ripartono quasi tutte le attività produttive e sono consentite persino le attività ludiche e ricreative “anche non formali” in precedenza proibite, fermi il divieto di assembramento e l’obbligo di distanziamento, ma lo sport rimane inevitabilmente in grave sofferenza, dovendo comunque attendere i protocolli di prevenzione del contagio che saranno emanati a seguire
Peraltro, in linea con i nostri precedenti interventi, dare spazio a un grido di dolore dello sport non significa avanzare critica alcuna nei confronti delle restrizioni, bene o male tutte allo stato comprensibili se si vuole effettivamente contrastare il Covid-19.
L’art. 1 lettera f del D.P.C.M. stabilisce che, a decorrere dal 25 maggio 2020, sono finalmente consentite l’attività sportiva di base e l’attività motoria (dunque non l’attività degli agonisti), tuttavia non solo nel rispetto delle linee guida che saranno elaborate dall’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla FMSI, ma anche con l’obbligo per società e associazioni sportive di adottare, “in osservanza della normativa in materia di  previdenza e sicurezza sociale, appositi protocolli attuativi contenenti norme di dettaglio per tutelare la salute degli atleti, dei gestori degli impianti e di tutti coloro che, a qualunque titolo, frequentano i siti in cui si svolgono l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere“.
E’ del tutto evidente che una gran parte dei sodalizi sportivi, soprattutto le associazioni dilettantistiche minori, che costituiscono numericamente il tessuto fondante dello sport italiano, non avranno alcuna possibilità di predisporre lo strumentario e di attuarlo, occorrendo a tal fine notevoli disponibilità finanziarie.
Il Covid-19 in questo costituisce il più classico evento scatenante una selezione naturale.
Prevedibilmente, inoltre, sono implicitamente vietati tutti gli sport di contatto, come il rugby e tutti quelli di combattimento, sia perchè è prevista la distanza interpersonale minima di due metri, sia perchè i protocolli allegati al D.P.C.M. per le attività consentite impongono il rispetto di misure di prevenzione ovviamente incompatibili con qualunque forma di scontro fra gli atleti.
Sembra un paradosso sin troppo ovvio, ma l’unica speranza per una ripresa a breve degli sport di contatto sembra essere la autonoma e improvvisa scomparsa del virus, un pò come avvenne per gli invasori alieni del famoso romanzo “La guerra dei  mondi” di H.G. Wells, i quali, mentre stavano tranquillamente facendo strame degli esseri umani, si eliminarono da sé soccombendo a batteri per noi innocui e per loro invece letali.
[Armando Argano]

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